«Riconoscere tra i Lea (Livelli essenziali di assistenza) i servizi di accoglienza, protezione e tutela garantiti dai centri antiviolenza così che ogni donna vittima di abusi possa trovare risposte concrete e immediate in ogni parte d'Italia». È la richiesta che Anna Manca, vicepresidente di Confcooperative e presidente della Commissione dirigenti cooperatrici, ha lanciato questa mattina a Roma nel corso della presentazione dei risultati di #fattisentirecontrolaviolenza, la campagna di comunicazione di Confcooperative contro la violenza di genere.
«La convenzione di Istanbul prevede 1 centro antiviolenza ogni 10.000 abitanti. Con una popolazione di 60 milioni, nel nostro Paese dovrebbero esserne attivi almeno 6.000. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili in Italia sono attivi 350 centri violenza e 366 case rifugio. Numeri che segnano una distanza abissale dall'obiettivo della Convenzione. Un ritardo – aggiunge Manca – che dobbiamo colmare velocemente destinando risorse adeguate per arginare un fenomeno che va combattuto con forza. Bene l’aumento di risorse previsto dalla ministra alla Famiglia, Natalità e Pari Opportunità Roccella».
«Le cooperative sono impegnate nei territori con azioni di contrasto alla violenza e per l’affermazione della parità di genere, dice il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini. Proprio in questi giorni la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha reso nota l’approvazione della direttiva sulle donne nei Cda. Entro la fine di giugno 2026, le grandi società quotate nella UE dovranno riservare alle donne almeno il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e il 33% del totale dei posti di amministratore. In Italia la media delle imprese si attesta sotto il 17%, le cooperative sono sopra il 26%. C’è ancora tanto da fare, noi siamo in prima linea».
«I centri antiviolenza – aggiunge Manca – devono essere messi in grado, attraverso finanziamenti adeguati certi e costanti, di poter operare con continuità e garantire standard e professionalità indispensabili per fronteggiare un fenomeno di cui spesso conosciamo solo gli epiloghi finali, ma che è molto più diffuso di quanto siamo portati a pensare».
«Nel corso degli ultimi due anni con la campagna "Fatti sentire contro la violenza", abbiamo avuto modo, grazie al prezioso lavoro sui territori delle cooperative che si occupano di violenza di genere, di comprendere il fenomeno da diversi punti di vista, non ultimo quello dell'autonomia economica. Le nostre imprese – conclude Manca – hanno messo a punto percorsi di inserimento lavorativo per garantire quella necessaria autonomia economica che permette alle donne di poter ricostruire un futuro lontano da chi le ha rese dipendenti prima che vittime».
INTERVENTO di Maria Teresa Bellucci, Viceministro al Lavoro e alle Politiche Sociali
«Cooperare significa stare insieme. Unirsi con altre persone per un’ideale. La cooperazione ha un seme profondo: combattere l’isolamento e l’emarginazione. Lo spirito che unisce chi sta in cooperativa è la solidarietà. La violenza di genere viaggia su più strati. Il primo problema è culturale. Soprattutto tra i giovani. Servono risorse adeguate per un disagio profondo, carsico che riguarda profondamente la società.
Abbiamo preso un impegno con il paese. La manovra l'abbiamo preparata in 30 giorni. Potenziare i centri Antiviolenza; contrastare la tratta; rafforzare la formazione di medici, forse dell'ordine, operatori sociali. Abbiamo cercato di dare segnali per la protezione del mondo femminile. Il braccialetto elettronico ha una grande importanza come strumento di sistema, difesa e controllo della vittima che ha denunciato le violenze. Occorre un'alleanza tra pubblico e privato in tavoli di condivisione. Solo così si vince una sfida che sembra invincibile. Si deve essere protagonisti insieme assumendo ciascuno le proprie responsabilità. Siamo in una stagione politica culturale molto diversa con tetti di cristallo che si sono rotti. Abbiamo per la prima volta un presidente del consiglio donna che ha raggiunto questa carica con capacità, determinazione e che si è fatta strada da sola senza essere scelta dagli uomini. Il ministero del lavoro e delle politiche sociali, con un viceministro che ha la delega alle politiche sociali, scelta del premier e del capo dello stato, ha la capacità, la visione, le risorse per affrontare il capitolo delle politiche sociali per le tante scelte e bisogni che il paese ha bisogno di affrontare».