Si avvia a conclusione con un bilancio positivo la legislatura europea per il movimento cooperativo italiano. A ribadirlo i vertici dell’Alleanza delle Cooperative che hanno incontrato oggi a Bruxelles una delegazione di europarlamentari italiani.
“A poco meno di un anno dalla fine della legislatura – ha sottolineato il presidente dell’Alleanza Maurizio Gardini, intervenendo anche a nome dei copresidenti Simone Gamberini e Giovanni Schiavone - il movimento cooperativo italiano esprime soddisfazione per l’impegno delle istituzioni comunitarie per valorizzare la specificità del modello imprenditoriale cooperativo all’interno del più ampio ecosistema dell’economia sociale. Siamo passati da segnali di attenzione pur significativi ma episodici a un approccio sistemico volto a attribuire pieno riconoscimento a un modello imprenditoriale alternativo e complementare a quello dell’impresa di capitali”.
Dal punto di vista politico gli atti più emblematici sono stati l’adozione del Piano di azione per l’economia sociale e la recentissima Raccomandazionev sulle condizioni quadro per lo sviluppo dell’economia sociale a cui si affiancano numerose politiche settoriali europee che hanno visto mettere al centro le imprese cooperative e quelle dell’economia sociale.
“Nell’aggiornamento della politica industriale dell’Unione Europea – aggiunge Gardini - per la prima volta viene individuato un ecosistema imprenditoriale ad hoc per le nostre imprese e si invitano gli Stati membri a realizzare azioni concrete per accompagnarlo.
All’interno della transizione digitale – riprende il presidente dell’Alleanza - il data governance act ha introdotto le cooperative di dati, che potrebbero costituire una grande opportunità per il sistema imprenditoriale cooperativo mentre sulla normativa in fase di definizione sui lavoratori delle piattaforme digitali sollecitiamo il Parlamento Europeo a difendere in sede di trilogo il riferimento al modello cooperativo che può costituire un primo segnale per la definizione di una cultura imprenditoriale mutualistica applicata al settore digitale”.
Particolarmente apprezzato l’impegno di tutte le famiglie politiche italiane a tutela della specificità del credito cooperativo con l’adozione di un emendamento che riconosce in materia di supervisione le caratteristiche delle BCC e dei gruppi bancari cooperativi ai quali sono affiliate. Indispensabile ora difendere questo risultato nel negoziato con il Consiglio e garantire supporto politico anche durante le fasi di implementazione successive demandate alle Autorità bancarie europee.
Altrettanto importante, inoltre, il riconoscimento all’interno della European care strategy del ruolo strategico svolto dalle imprese cooperative nell’assistenza sociosanitaria durante la pandemia e l’indicazione di un maggiore coinvolgimento nella definizione delle misure nazionali.
In quadro in cui emergono valutazione sostanzialmente positive non mancano però elementi di preoccupazione.
“Sulla transizione verde – continua Gardini - le cooperative italiane ed europee sono da anni impegnate con risultati significativi nell’affrontare le conseguenze del cambiamento climatico e costituiscono in tal senso, come riconosciuto anche dalla Commissione Europea, un modello virtuoso.
Esprimiamo tuttavia una profonda preoccupazione per l’approccio della Commissione Europea che sottende a molte delle iniziative legislative scaturite dal New Green Deal: dalla carenza di basi scientifiche alla grave sottovalutazione delle conseguenze in termini di produttività e approvvigionamento alimentare, dalla asserita esistenza di soluzioni alternative in realtà al momento non disponibili all’impossibilità di applicare le stesse restrizioni alle produzioni degli Stati terzi. Tutti elementi che rischiano di compromettere seriamente il futuro del comparto agroalimentare.
Da ultimo – conclude il presidente dell’Alleanza - la proposta di regolamento sugli imballaggi, pur perseguendo ancora una volta obiettivi condivisibili, individua strumenti che non sembrano rispondere a principi di proporzionalità e riduzione dei costi per le imprese, andando paradossalmente a penalizzare Paesi virtuosi come l’Italia che hanno raggiunto eccellenti risultati in termini di ricerca e sviluppo della filiera del riciclaggio”.